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0017d
0017c
0017b
0017a
SE NON LO SAI NON LO TROVI
di Santo Calveri

In occasione delle feste natalizie , partendo da Milano ho spezzato il viaggio con una fermata intermedia.
A dire il vero non è la prima volta che lo faccio. E' mia consuetudine andare alla ricerca di un pernottamento vicino ad uno sbocco autostradale per poi riprendere il viaggio verso la mia città natia "Reggio di Calabria".

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Mater Terra Vitae
Agronomia di avanguardia in Abruzzo
di Elvio Masciulli

0014-LUCENE

Da nobile famiglia, a Firenze il 28 luglio 1794 nasce il marchese Cosimo Gaetano Gregorio Melchiorre Ridolfi; fin dalla gioventù, in collaborazione col suo fattore Agostino Testaferrata, nella tenuta di Meleto in Valdelsa, si dedicò alla ricerca nel campo della agronomia e fondò la prima scuola di agraria in Italia.

Nel Granducato di Toscana, durante l’illuminato periodo lorenese successivo alla estinzione dei Medici (1737), con l’aumentare della popolazione si presentò la necessità di risolvere il problema della scarsità di cibo e di alimenti. In questo ambiente il Ridolfi raccolse e ripropose in Toscana, a beneficio di tutti gli operatori agricoli, le esperienze di agronomia di avanguardia presenti in Europa.

Creò, per divulgare nuove conoscenze e best practices, il “Giornale agrario della Toscana” insieme a Giovanpietro Viesseux e a Raffaello Lambruschini e, per aiutare i risparmiatori e favorire gli investimenti in agricoltura , nel 1828 ispirò la creazione di una cassa di risparmio divenuta poi “Cassa di Risparmio di Firenze” attiva fino al 25 febbraio 2019 quando fu assorbita dal Gruppo Intesa San Paolo. Dal 1840 al 1845 tenne la cattedra di agronomia presso l’Università di Pisa e, dal 1942 al 1865 fu Presidente dell’Accademia dei Georgofili; fu Ministro dell’Interno nel Granducato di Toscana e Senatore del Regno dopo l’unione col Piemonte.

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0016

I frutti antichi e dimenticati


Tra Castelli del Piacentinodegustazione di sapori veri
di Francesco Di Bartolomeo

Il fascino di un castello, come quello di Paderna, a pochi chilometri da Piacenza, un luogo ideale per immergersi nella storia tra banchi, che sembrano non aver perso la patina medioevale di un mercato all’aperto, dove ritrovi frutti antichi, cestai, antiche manifatture di abiti, cappelli fatti a mano e tanti arbusti, alberi e fiori e qualche scultura ricavata da vecchi ferri recuperati.

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0003-Oro

L'oro in cucina


di Margherita Arancio
Raro, prezioso, è racchiuso in un fiore e dà alle pietanze un gusto inconfondibile. Lo zafferano è la spezia più cara al mondo, il suo elevato costo è dovuto al tipo di lavorazione che non è meccanizzata. Per fare 1 KG di "stimmi" occorrono 150.000 fiori.
Si ricava dal "Crocus Salivus" un fiore coltivato in Sardegna e in Abruzzo, deve essere raccolto a mano, fiore pwr fiore. La preziosissima spezia si trova nelle corolle, da ciascuna si estraggono tre filamenti rossi, gli "stimmi" che vengono fatti essiccare. Tra i petali ci sono anche gli stimmi gialli , detti "femminelle" che non hanno valore commerciale. Attenzione quando si acquista la spezia perchè è un prodotto che viene spesso contraffatto e addirittura aggiungono fili di stoffa colorata o sostanze che rendono gli stimmi più pesanti. E' preferibile comprare gli stimmi perchè mantengono tutto il sapore di questa nobile spezia. E' stato testato in laboratorio che lo zafferano è un toccasana contro la sindrome premestruale, aiuta a evitare gli sbalzi di umore e interviene sulla salute del cervello e sul sistema nervoso. Zafferano deriva dall'arabo "za faran" che significa giallo; la conoscenza di questo fiore risale a tempi antichissimi, rappresentazioni di 2000 anno a.c. si trovano nel palazzo di Cnosso a Creta , dai papiri egiziani si apprende che Cleopatra lo usava per tingersi i capelli, le unghie e dava un tocco dorato alla pelle, le donne egizie lo usavano come metodo abortivo e gli imbalsamatori tingevano le bende per le mummie (papiro di Libers del 1550) Nell'Iliade Omero parla del Croco "zafferano" che era insieme al loto e al giacinto tra i fiori del letto di Zeus, i Romani lo usavano soprattutto in cucina , Marco Gavio Apicio faceva famose salse per condire il pesce, era un personaggio singolare, raffinato gastronomo e maestri di arti culinarie, dedicò la sua vita e i suoi averi ai piaceri della vita e della buona cucina, molto conteso fra le famiglie patrizie. Della sua esistenza rimangono poche notizie , vissuto nella Roma imperiale il suo nome (Apicio) è collegato al primo ricettario "De Re Coquinaria". Le spose dell'antica Roma portavano sotto gli abiti nuziali un indumento di seta gialla, sicuramente per le proprietà afrodisiache.Notizie dell'oro rosso sono anche nella Bibbia nel Cantico dei Cantici (dall'ebreo Karkan). Nel medioevo si usava come pianta medicinale in diversi preparati anche per le sue qualità di droga. Usato dai Fenici per colorare le stoffe(gialle) lo zafferano ha dato il suo bel colore ad abiti sacri e religiosi , dalle toghe degli antichi Egizi all'abito del Dalai Lama, non tanto per la ricchezza materiale , ma soprattutto spirituale, ai tappeti persiani del Kasihmir. Prezioso come la porpora, il Crocus Salivus Linnaeus serviva per tingere gli abiti dei Re Assiri, dei Re di Irlanda e le scarpe dei Re di Babilonia, In Persia era usato come afrodisiaco con oli e bagni per l'arte di amare. Nel XVI secolo la coltivazione dello zafferano diede fortuna e splendore alla città de L'Aquila, ogni filamento costava più dell'argento e le terre su cui si coltivava erano considerate come miniere; %00 gr di zafferano valevano quanto un cavallo: Leggi molto severe proibivano l'esportazione dei bulbi ed era prevista la prigione ma anche la morte (FilippoII). In un documento del 18° secolo su un contratto di matrimoni odel 29/05/1777 (la sposa era Giuseppa De Croce Moscardelli) lo zafferano rivestiva un gran valore , tanto da far parte della dote della sposa. Un consiglio: lo zafferano è meglio diluirlo in un brodo così si distribuirà nella pietanza e la sera, se avete insonnia, prima di andare a letto, un pizzico di zafferano in polvere in una tazza d'acqua, portate a ebollizione e lasciate riposare per 10 minuti, aggiungete un cucchiaino di miele e si ottiene così un infuso digestivo e antistress (tutto effetto dei carotenoidi). Il colore dello zafferano è da sempre sinonimo di benessere e buonumore. Nel settembre del 1574 erano in corso i lavori per la costruzione del Duomo di Milano: Valerio di Fiandra (maestro vetraio) fu incaricato di di fare alcune vetrate con la storia della vita di Sant'Elena : Valerio era famoso per l'abilità di ottenere colori meravigliosi. Un suo allievo spiccava per la preparazione del giallo argento, aveva la mania di unire un pizzico di zafferano all'impasto e per questo motivo era stato soprannominato "Zafferano". Tutti (anche il maestro) lo prendevano in giro dicendogli che continuando così avrebbe messo lo zafferano anche nel riso. Accadde che durante il banchetto nuziale della figlia di Valerio, il ragazzo "Zafferano" decise di giocare un tiro mancino a tutti quelli che lo avevano preso in giro e, corrompendo i cuochi, spruzzò un pò di polverina gialla nel risotto. Lo scherzo ebbe tanto successo che la notizia si divulgò per la città e l'indomani tutti i Milanesi mangiarono il >"riso giallo".
Buon risotto e buon appetito.

OPS! Non posso terminare questo racconto senza ricordare la leggenda greca: il Dio Croco era innamoratissimo della Ninfa Smilace, purtroppo non corrisposto; gli Dei commossi dalla disperazione del giovane che si consumava d'amore, trasformarono entrambi in un fiore, lo zafferano con due fiori, uno più lungo e uno più corto.


Il vino nella storia e nella memoria.


0015-Budignac 3
di

Domenico Piazzolla



Il vino buono, ai giorni nostri, è sempre più buono, più raffinato e rispondente alle più esigenti richieste. I vini dell’azienda Budignac collocata nel cuore del Collio, a Capriva, sono questo ed altro.La famiglia Tonut nelle colline di Budignacco in Capriva del Friuli, si è insediata nel lontano 1922.
0015-budignac1

È stato Domenico a cominciare la coltivazione del fondo tanto che, nel 1928 si producevano già 100 hl di vino: tocai, ribolle gialla, e Malvasia. Il figlio Antonio ha dato, una trentina di anni dopo, un’impronta di qualità ai suoi prodotti e, nel 1959, Renzo ha preso in mano le redini dell’azienda tracciando un solco che sarà seguito vent’anni dopo dal figlio Daniele. Si è così consolidata la base produttiva degli 8 ha, posti in una riviera fra le più belle del Collio.

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Prodotti tipici


La porchetta di Lentella



di Elvio

A Lentella, comune abruzzese con circa 700 abitanti, distante da Vasto e dal mare appena 15 Km, si può gustare un prodotto tipico molto apprezzato, la porchetta; in tutta Italia ne esistono svariate versioni ma quella lentellese è particolare perchè preparata secondo una antica ricetta tramandata da padre a figlio da oltre 4 generazioni della famiglia "Roberti , Peppino e Piero".

0002a

Piero e Nico nel punto vendita mobile il giorno della festività dei Santi anargiri Cosma e Damiano patroni di Lentella


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0017d
0017c
0017b
0017a
SE NON LO SAI NON LO TROVI
di Santo Calveri

In occasione delle feste natalizie , partendo da Milano ho spezzato il viaggio con una fermata intermedia.
A dire il vero non è la prima volta che lo faccio. E' mia consuetudine andare alla ricerca di un pernottamento vicino ad uno sbocco autostradale per poi riprendere il viaggio verso la mia città natia "Reggio di Calabria".

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Il vino nella storia e nella memoria.


0015-Budignac 3
di

Domenico Piazzolla



Il vino buono, ai giorni nostri, è sempre più buono, più raffinato e rispondente alle più esigenti richieste. I vini dell’azienda Budignac collocata nel cuore del Collio, a Capriva, sono questo ed altro.La famiglia Tonut nelle colline di Budignacco in Capriva del Friuli, si è insediata nel lontano 1922.
0015-budignac1

È stato Domenico a cominciare la coltivazione del fondo tanto che, nel 1928 si producevano già 100 hl di vino: tocai, ribolle gialla, e Malvasia. Il figlio Antonio ha dato, una trentina di anni dopo, un’impronta di qualità ai suoi prodotti e, nel 1959, Renzo ha preso in mano le redini dell’azienda tracciando un solco che sarà seguito vent’anni dopo dal figlio Daniele. Si è così consolidata la base produttiva degli 8 ha, posti in una riviera fra le più belle del Collio.

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0003-Oro

L'oro in cucina


di Margherita Arancio
Raro, prezioso, è racchiuso in un fiore e dà alle pietanze un gusto inconfondibile. Lo zafferano è la spezia più cara al mondo, il suo elevato costo è dovuto al tipo di lavorazione che non è meccanizzata. Per fare 1 KG di "stimmi" occorrono 150.000 fiori.
Si ricava dal "Crocus Salivus" un fiore coltivato in Sardegna e in Abruzzo, deve essere raccolto a mano, fiore pwr fiore. La preziosissima spezia si trova nelle corolle, da ciascuna si estraggono tre filamenti rossi, gli "stimmi" che vengono fatti essiccare. Tra i petali ci sono anche gli stimmi gialli , detti "femminelle" che non hanno valore commerciale. Attenzione quando si acquista la spezia perchè è un prodotto che viene spesso contraffatto e addirittura aggiungono fili di stoffa colorata o sostanze che rendono gli stimmi più pesanti. E' preferibile comprare gli stimmi perchè mantengono tutto il sapore di questa nobile spezia. E' stato testato in laboratorio che lo zafferano è un toccasana contro la sindrome premestruale, aiuta a evitare gli sbalzi di umore e interviene sulla salute del cervello e sul sistema nervoso. Zafferano deriva dall'arabo "za faran" che significa giallo; la conoscenza di questo fiore risale a tempi antichissimi, rappresentazioni di 2000 anno a.c. si trovano nel palazzo di Cnosso a Creta , dai papiri egiziani si apprende che Cleopatra lo usava per tingersi i capelli, le unghie e dava un tocco dorato alla pelle, le donne egizie lo usavano come metodo abortivo e gli imbalsamatori tingevano le bende per le mummie (papiro di Libers del 1550) Nell'Iliade Omero parla del Croco "zafferano" che era insieme al loto e al giacinto tra i fiori del letto di Zeus, i Romani lo usavano soprattutto in cucina , Marco Gavio Apicio faceva famose salse per condire il pesce, era un personaggio singolare, raffinato gastronomo e maestri di arti culinarie, dedicò la sua vita e i suoi averi ai piaceri della vita e della buona cucina, molto conteso fra le famiglie patrizie. Della sua esistenza rimangono poche notizie , vissuto nella Roma imperiale il suo nome (Apicio) è collegato al primo ricettario "De Re Coquinaria". Le spose dell'antica Roma portavano sotto gli abiti nuziali un indumento di seta gialla, sicuramente per le proprietà afrodisiache.Notizie dell'oro rosso sono anche nella Bibbia nel Cantico dei Cantici (dall'ebreo Karkan). Nel medioevo si usava come pianta medicinale in diversi preparati anche per le sue qualità di droga. Usato dai Fenici per colorare le stoffe(gialle) lo zafferano ha dato il suo bel colore ad abiti sacri e religiosi , dalle toghe degli antichi Egizi all'abito del Dalai Lama, non tanto per la ricchezza materiale , ma soprattutto spirituale, ai tappeti persiani del Kasihmir. Prezioso come la porpora, il Crocus Salivus Linnaeus serviva per tingere gli abiti dei Re Assiri, dei Re di Irlanda e le scarpe dei Re di Babilonia, In Persia era usato come afrodisiaco con oli e bagni per l'arte di amare. Nel XVI secolo la coltivazione dello zafferano diede fortuna e splendore alla città de L'Aquila, ogni filamento costava più dell'argento e le terre su cui si coltivava erano considerate come miniere; %00 gr di zafferano valevano quanto un cavallo: Leggi molto severe proibivano l'esportazione dei bulbi ed era prevista la prigione ma anche la morte (FilippoII). In un documento del 18° secolo su un contratto di matrimoni odel 29/05/1777 (la sposa era Giuseppa De Croce Moscardelli) lo zafferano rivestiva un gran valore , tanto da far parte della dote della sposa. Un consiglio: lo zafferano è meglio diluirlo in un brodo così si distribuirà nella pietanza e la sera, se avete insonnia, prima di andare a letto, un pizzico di zafferano in polvere in una tazza d'acqua, portate a ebollizione e lasciate riposare per 10 minuti, aggiungete un cucchiaino di miele e si ottiene così un infuso digestivo e antistress (tutto effetto dei carotenoidi). Il colore dello zafferano è da sempre sinonimo di benessere e buonumore. Nel settembre del 1574 erano in corso i lavori per la costruzione del Duomo di Milano: Valerio di Fiandra (maestro vetraio) fu incaricato di di fare alcune vetrate con la storia della vita di Sant'Elena : Valerio era famoso per l'abilità di ottenere colori meravigliosi. Un suo allievo spiccava per la preparazione del giallo argento, aveva la mania di unire un pizzico di zafferano all'impasto e per questo motivo era stato soprannominato "Zafferano". Tutti (anche il maestro) lo prendevano in giro dicendogli che continuando così avrebbe messo lo zafferano anche nel riso. Accadde che durante il banchetto nuziale della figlia di Valerio, il ragazzo "Zafferano" decise di giocare un tiro mancino a tutti quelli che lo avevano preso in giro e, corrompendo i cuochi, spruzzò un pò di polverina gialla nel risotto. Lo scherzo ebbe tanto successo che la notizia si divulgò per la città e l'indomani tutti i Milanesi mangiarono il >"riso giallo".
Buon risotto e buon appetito.

OPS! Non posso terminare questo racconto senza ricordare la leggenda greca: il Dio Croco era innamoratissimo della Ninfa Smilace, purtroppo non corrisposto; gli Dei commossi dalla disperazione del giovane che si consumava d'amore, trasformarono entrambi in un fiore, lo zafferano con due fiori, uno più lungo e uno più corto.


0016

I frutti antichi e dimenticati


Tra Castelli del Piacentinodegustazione di sapori veri
di Francesco Di Bartolomeo

Il fascino di un castello, come quello di Paderna, a pochi chilometri da Piacenza, un luogo ideale per immergersi nella storia tra banchi, che sembrano non aver perso la patina medioevale di un mercato all’aperto, dove ritrovi frutti antichi, cestai, antiche manifatture di abiti, cappelli fatti a mano e tanti arbusti, alberi e fiori e qualche scultura ricavata da vecchi ferri recuperati.

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Mater Terra Vitae
Agronomia di avanguardia in Abruzzo
di Elvio Masciulli

0014-LUCENE

Da nobile famiglia, a Firenze il 28 luglio 1794 nasce il marchese Cosimo Gaetano Gregorio Melchiorre Ridolfi; fin dalla gioventù, in collaborazione col suo fattore Agostino Testaferrata, nella tenuta di Meleto in Valdelsa, si dedicò alla ricerca nel campo della agronomia e fondò la prima scuola di agraria in Italia.

Nel Granducato di Toscana, durante l’illuminato periodo lorenese successivo alla estinzione dei Medici (1737), con l’aumentare della popolazione si presentò la necessità di risolvere il problema della scarsità di cibo e di alimenti. In questo ambiente il Ridolfi raccolse e ripropose in Toscana, a beneficio di tutti gli operatori agricoli, le esperienze di agronomia di avanguardia presenti in Europa.

Creò, per divulgare nuove conoscenze e best practices, il “Giornale agrario della Toscana” insieme a Giovanpietro Viesseux e a Raffaello Lambruschini e, per aiutare i risparmiatori e favorire gli investimenti in agricoltura , nel 1828 ispirò la creazione di una cassa di risparmio divenuta poi “Cassa di Risparmio di Firenze” attiva fino al 25 febbraio 2019 quando fu assorbita dal Gruppo Intesa San Paolo. Dal 1840 al 1845 tenne la cattedra di agronomia presso l’Università di Pisa e, dal 1942 al 1865 fu Presidente dell’Accademia dei Georgofili; fu Ministro dell’Interno nel Granducato di Toscana e Senatore del Regno dopo l’unione col Piemonte.

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Prodotti tipici


La porchetta di Lentella



di Elvio

A Lentella, comune abruzzese con circa 700 abitanti, distante da Vasto e dal mare appena 15 Km, si può gustare un prodotto tipico molto apprezzato, la porchetta; in tutta Italia ne esistono svariate versioni ma quella lentellese è particolare perchè preparata secondo una antica ricetta tramandata da padre a figlio da oltre 4 generazioni della famiglia "Roberti , Peppino e Piero".

0002a

Piero e Nico nel punto vendita mobile il giorno della festività dei Santi anargiri Cosma e Damiano patroni di Lentella


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0017c
0017b
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SE NON LO SAI NON LO TROVI
di Santo Calveri

In occasione delle feste natalizie , partendo da Milano ho spezzato il viaggio con una fermata intermedia.
A dire il vero non è la prima volta che lo faccio. E' mia consuetudine andare alla ricerca di un pernottamento vicino ad uno sbocco autostradale per poi riprendere il viaggio verso la mia città natia "Reggio di Calabria".

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I frutti antichi e dimenticati


Tra Castelli del Piacentinodegustazione di sapori veri
di Francesco Di Bartolomeo

Il fascino di un castello, come quello di Paderna, a pochi chilometri da Piacenza, un luogo ideale per immergersi nella storia tra banchi, che sembrano non aver perso la patina medioevale di un mercato all’aperto, dove ritrovi frutti antichi, cestai, antiche manifatture di abiti, cappelli fatti a mano e tanti arbusti, alberi e fiori e qualche scultura ricavata da vecchi ferri recuperati.

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Il vino nella storia e nella memoria.


0015-Budignac 3
di

Domenico Piazzolla



Il vino buono, ai giorni nostri, è sempre più buono, più raffinato e rispondente alle più esigenti richieste. I vini dell’azienda Budignac collocata nel cuore del Collio, a Capriva, sono questo ed altro.La famiglia Tonut nelle colline di Budignacco in Capriva del Friuli, si è insediata nel lontano 1922.
0015-budignac1

È stato Domenico a cominciare la coltivazione del fondo tanto che, nel 1928 si producevano già 100 hl di vino: tocai, ribolle gialla, e Malvasia. Il figlio Antonio ha dato, una trentina di anni dopo, un’impronta di qualità ai suoi prodotti e, nel 1959, Renzo ha preso in mano le redini dell’azienda tracciando un solco che sarà seguito vent’anni dopo dal figlio Daniele. Si è così consolidata la base produttiva degli 8 ha, posti in una riviera fra le più belle del Collio.

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Agronomia di avanguardia in Abruzzo
di Elvio Masciulli

0014-LUCENE

Da nobile famiglia, a Firenze il 28 luglio 1794 nasce il marchese Cosimo Gaetano Gregorio Melchiorre Ridolfi; fin dalla gioventù, in collaborazione col suo fattore Agostino Testaferrata, nella tenuta di Meleto in Valdelsa, si dedicò alla ricerca nel campo della agronomia e fondò la prima scuola di agraria in Italia.

Nel Granducato di Toscana, durante l’illuminato periodo lorenese successivo alla estinzione dei Medici (1737), con l’aumentare della popolazione si presentò la necessità di risolvere il problema della scarsità di cibo e di alimenti. In questo ambiente il Ridolfi raccolse e ripropose in Toscana, a beneficio di tutti gli operatori agricoli, le esperienze di agronomia di avanguardia presenti in Europa.

Creò, per divulgare nuove conoscenze e best practices, il “Giornale agrario della Toscana” insieme a Giovanpietro Viesseux e a Raffaello Lambruschini e, per aiutare i risparmiatori e favorire gli investimenti in agricoltura , nel 1828 ispirò la creazione di una cassa di risparmio divenuta poi “Cassa di Risparmio di Firenze” attiva fino al 25 febbraio 2019 quando fu assorbita dal Gruppo Intesa San Paolo. Dal 1840 al 1845 tenne la cattedra di agronomia presso l’Università di Pisa e, dal 1942 al 1865 fu Presidente dell’Accademia dei Georgofili; fu Ministro dell’Interno nel Granducato di Toscana e Senatore del Regno dopo l’unione col Piemonte.

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L'oro in cucina


di Margherita Arancio
Raro, prezioso, è racchiuso in un fiore e dà alle pietanze un gusto inconfondibile. Lo zafferano è la spezia più cara al mondo, il suo elevato costo è dovuto al tipo di lavorazione che non è meccanizzata. Per fare 1 KG di "stimmi" occorrono 150.000 fiori.
Si ricava dal "Crocus Salivus" un fiore coltivato in Sardegna e in Abruzzo, deve essere raccolto a mano, fiore pwr fiore. La preziosissima spezia si trova nelle corolle, da ciascuna si estraggono tre filamenti rossi, gli "stimmi" che vengono fatti essiccare. Tra i petali ci sono anche gli stimmi gialli , detti "femminelle" che non hanno valore commerciale. Attenzione quando si acquista la spezia perchè è un prodotto che viene spesso contraffatto e addirittura aggiungono fili di stoffa colorata o sostanze che rendono gli stimmi più pesanti. E' preferibile comprare gli stimmi perchè mantengono tutto il sapore di questa nobile spezia. E' stato testato in laboratorio che lo zafferano è un toccasana contro la sindrome premestruale, aiuta a evitare gli sbalzi di umore e interviene sulla salute del cervello e sul sistema nervoso. Zafferano deriva dall'arabo "za faran" che significa giallo; la conoscenza di questo fiore risale a tempi antichissimi, rappresentazioni di 2000 anno a.c. si trovano nel palazzo di Cnosso a Creta , dai papiri egiziani si apprende che Cleopatra lo usava per tingersi i capelli, le unghie e dava un tocco dorato alla pelle, le donne egizie lo usavano come metodo abortivo e gli imbalsamatori tingevano le bende per le mummie (papiro di Libers del 1550) Nell'Iliade Omero parla del Croco "zafferano" che era insieme al loto e al giacinto tra i fiori del letto di Zeus, i Romani lo usavano soprattutto in cucina , Marco Gavio Apicio faceva famose salse per condire il pesce, era un personaggio singolare, raffinato gastronomo e maestri di arti culinarie, dedicò la sua vita e i suoi averi ai piaceri della vita e della buona cucina, molto conteso fra le famiglie patrizie. Della sua esistenza rimangono poche notizie , vissuto nella Roma imperiale il suo nome (Apicio) è collegato al primo ricettario "De Re Coquinaria". Le spose dell'antica Roma portavano sotto gli abiti nuziali un indumento di seta gialla, sicuramente per le proprietà afrodisiache.Notizie dell'oro rosso sono anche nella Bibbia nel Cantico dei Cantici (dall'ebreo Karkan). Nel medioevo si usava come pianta medicinale in diversi preparati anche per le sue qualità di droga. Usato dai Fenici per colorare le stoffe(gialle) lo zafferano ha dato il suo bel colore ad abiti sacri e religiosi , dalle toghe degli antichi Egizi all'abito del Dalai Lama, non tanto per la ricchezza materiale , ma soprattutto spirituale, ai tappeti persiani del Kasihmir. Prezioso come la porpora, il Crocus Salivus Linnaeus serviva per tingere gli abiti dei Re Assiri, dei Re di Irlanda e le scarpe dei Re di Babilonia, In Persia era usato come afrodisiaco con oli e bagni per l'arte di amare. Nel XVI secolo la coltivazione dello zafferano diede fortuna e splendore alla città de L'Aquila, ogni filamento costava più dell'argento e le terre su cui si coltivava erano considerate come miniere; %00 gr di zafferano valevano quanto un cavallo: Leggi molto severe proibivano l'esportazione dei bulbi ed era prevista la prigione ma anche la morte (FilippoII). In un documento del 18° secolo su un contratto di matrimoni odel 29/05/1777 (la sposa era Giuseppa De Croce Moscardelli) lo zafferano rivestiva un gran valore , tanto da far parte della dote della sposa. Un consiglio: lo zafferano è meglio diluirlo in un brodo così si distribuirà nella pietanza e la sera, se avete insonnia, prima di andare a letto, un pizzico di zafferano in polvere in una tazza d'acqua, portate a ebollizione e lasciate riposare per 10 minuti, aggiungete un cucchiaino di miele e si ottiene così un infuso digestivo e antistress (tutto effetto dei carotenoidi). Il colore dello zafferano è da sempre sinonimo di benessere e buonumore. Nel settembre del 1574 erano in corso i lavori per la costruzione del Duomo di Milano: Valerio di Fiandra (maestro vetraio) fu incaricato di di fare alcune vetrate con la storia della vita di Sant'Elena : Valerio era famoso per l'abilità di ottenere colori meravigliosi. Un suo allievo spiccava per la preparazione del giallo argento, aveva la mania di unire un pizzico di zafferano all'impasto e per questo motivo era stato soprannominato "Zafferano". Tutti (anche il maestro) lo prendevano in giro dicendogli che continuando così avrebbe messo lo zafferano anche nel riso. Accadde che durante il banchetto nuziale della figlia di Valerio, il ragazzo "Zafferano" decise di giocare un tiro mancino a tutti quelli che lo avevano preso in giro e, corrompendo i cuochi, spruzzò un pò di polverina gialla nel risotto. Lo scherzo ebbe tanto successo che la notizia si divulgò per la città e l'indomani tutti i Milanesi mangiarono il >"riso giallo".
Buon risotto e buon appetito.

OPS! Non posso terminare questo racconto senza ricordare la leggenda greca: il Dio Croco era innamoratissimo della Ninfa Smilace, purtroppo non corrisposto; gli Dei commossi dalla disperazione del giovane che si consumava d'amore, trasformarono entrambi in un fiore, lo zafferano con due fiori, uno più lungo e uno più corto.


Prodotti tipici


La porchetta di Lentella



di Elvio

A Lentella, comune abruzzese con circa 700 abitanti, distante da Vasto e dal mare appena 15 Km, si può gustare un prodotto tipico molto apprezzato, la porchetta; in tutta Italia ne esistono svariate versioni ma quella lentellese è particolare perchè preparata secondo una antica ricetta tramandata da padre a figlio da oltre 4 generazioni della famiglia "Roberti , Peppino e Piero".

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Piero e Nico nel punto vendita mobile il giorno della festività dei Santi anargiri Cosma e Damiano patroni di Lentella


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