L'orto botanico di PalermoL'incanto a cui non puoi rinunciare di Mariangela Arancio La Sicilia è un dono di Dio, ci sono posti che non ti immagini, alla fine di una strada ti imbatti in un anfiteatro fatto di pietra lavica, e se Sali sull’Etna e vedi il mare, beh, allora capisci perché chi conosce la Sicilia ne sia innamorato. Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso. Luigi Pirandello. DISEGNO DI JEAN HOUEL-CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Sicilia: Isola della eterna stagione estiva, della cultura, dell’archeologia, dell’ottima tavola… ma non solo. Fare un tour in Sicilia vuol dire tuffarsi in un immenso complesso di elementi artistici e naturali, spesso, incontaminati. Un territorio che si sviluppa in mille forme idrogeologiche diverse: territori costituiti da promontori, da elementi collinari, altri montuosi. In altri luoghi l’occhio si disperde in meravigliose e rigogliose pianure che sfociano in un mare limpido ed invitante. Le sue spiagge costituite ora da finissima sabbia dorata, ora da scogliere scomposte, creano la bellezza di un mare che nulla ha da invidiare a paesaggi tropicali. Con grande ammirazione abbiamo appreso che, tra gli innumerevoli beni esistenti in Sicilia, anche il Patrimonio arboreo è così speciale da avere dato luogo alla partecipazione dell’Orto Botanico di Palermo ad un concorso internazionale, dedicato proprio alla flora. Con grande soddisfazione, mista ad orgoglio, abbiamo letto che la Sicilia ha vinto il primo premio, rappresentato dal monumentale Ficus Macrophylla-Columnaris o Ficus-Magnolioide dell’Orto Botanico di Palermo. PAPIRO EGIZIANO ORTO BOTANICO-PALERMO L’origine dell’Orto Botanico a Palermo risale al 1779, anno in cui l’Accademia dei Regi Studi istituì una cattedra di Botanica e Materia Medica e, contestualmente, assegnò un piccolo appezzamento di terreno in cui inserire un piccolo Orto botanico, per coltivare piante medicinali utili sia alla didattica che alla salute pubblica. Presto questo piccolo terreno si rilevò insufficiente alla bisogna e, nel 1786, fu trasferito nella attuale sede del Piano di Sant’Erasmo, all’epoca tristemente famoso perché sede dei roghi della Santa Inquisizione. Già nel 1787 Goethe, trovandosi a Palermo, durante il Suo viaggio in Sicilia, visitò l’Orto Botanico e ne fece una descrizione incantata: “Nel giardino pubblico, vicino alla marina, ho passato ore di quiete soavissima. E’ il luogo più stupendo del mondo. Nonostante la regolarità del suo disegno, ha un che di fatato: risale a pochi anni orsono, ma ci trasporta in tempi remoti”. Il nuovo Orto fu inaugurato nel 1795. A poca distanza crescono anche varie specie di bambù e financo un “Albero del Drago (Dracena draco)”. Nel 1823 fu completata la Serra “Maria Carolina” o “Giardino d’Inverno” e, successivamente, vi fu piantato il grande “Ficus-Magnolioide” che costituisce ancora oggi il simbolo dell’Orto Botanico, importato nel 1845 dall’Australia, più precisamente dalle isole Norfolk. Quanto da me espresso a dimostrazione che Palermo e la Sicilia non sono solo monumenti, templi greci, palazzi meravigliosi, mare e sole, ma anche una fucina di studi geologici, naturalistici, architettonici e luogo di grandi patrimoni di biodiversità ove trascorrere “ore di quiete soavissima” in un luogo “fatato” come scrisse Goethe nel suo “Viaggio in Sicilia”. Man mano l’Orto Botanico subì processi di ampliamento, fino a raggiungere la superficie di circa 10 ettari. Dal 1985 l’Orto Botanico è stato affidato al Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo. Nel 1993, nel corso dell’avvio di un progetto finalizzato alla salvaguardia del patrimonio genetico della flora Mediterranea, vi fu istituita la banca del “germoplasma”, un patrimonio che costituisce bene collettivo, della comunità e dei luoghi. L’Orto Botanico attualmente conta oltre 12.000 esemplari differenti. Esso deve la sua fortuna al fatto che si sviluppò in un’epoca di grandi esplorazioni, così nei primi decenni del novecento si trovò ad essere riferimento e punto di incontro di grandi studiosi di botanica e riferimento per i grandi Orti Botanici d’Europa. Si creò, ad esempio, un legame proficuo con l’Orto Botanico di Berlino. Fu in quel periodo, dato il clima favorevole, che furono introdotte nell’Orto Botanico palermitano alcune specie di piante esotiche: asiatiche, africane ed australiane. All’Orto Botanico si devono, infatti, l’introduzione nel Mediterraneo del Mandarino (Citrus deliciosa) e del Nespolo Giapponese (Eriobotrya japonica). Inoltre l’Orto Botanico palermitano è corredato da fontane, vasche fra cui il magnifico Aquarium, nella quale vivono rigogliose piante acquatiche. In essa vivono anche specie particolari di Ninfee, tra le quali: la Ninfea Alba, la Ninfea Tuberosa dalla fioritura multicolore. Nel vicino laghetto cresce rigoglioso il Papiro egiziano ed altre ciperacee. PAPIRO EGIZIANO ORTO BOTANICO-PALERMO Tutto il progetto dell’Orto Botanico palermitano i deve all’Architetto francese Leon Dufourng. Ma quel che ci interessa adesso è volere raccontare del “Rappresentante Principe” dell’Orto Botanico che è il grande “Ficus Magnolioide”. Senza volere annoiare il lettore, ripeto che il suddetto grande Ficus è stato scelto come “l’Albero italiano dell’anno 2022”. Infatti con 41.736 voti ha vinto il concorso promosso dal “Giant Trees Foundation” e rappresenterà il nostro Paese nel 2023 al “Contest Europeo”, come albero più affascinante e ricco di storia del patrimonio Nazionale. Il notevole Ficus è dotato di un corpo centrale e di numerose radici aeree, che gli conferiscono la caratteristica conformazione a raggiera. Ha 44 fusti, molti hanno addirittura una circonferenza che va oltre i tre metri e 60 cm. Ha una altezza di 25 metri, la sua età si aggira intorno ai 173 anni e ricopre una superficie totale di circa 2.900 mq. Sia per la forma che per le dimensioni può essere senz’altro annoverato come l’albero dalla chioma più grande d’Europa. Una curiosità del Grande Ficus palermitano è che ha circa “300 figli”, sparsi nel mondo. Molti dei suoi “figli” sono nelle riviere italiane, in particolare nella Riviera Ligure, e in molte ville nobiliari siciliane. Tra le numerosissime specie arboree, il grandioso Orto Botanico palermitano, raggiunge un nuovo record ufficiale, infatti in esso cresce l’albero più alto della Sicilia. Si tratta di un esemplare di “Araucaria Columnaris” che colloca la nostra pianta al secondo posto in Europa dopo quella del Portogallo. ARAUCARIA COLUMNARIS ORTO BOTANICO-PALERMO Non appare superfluo ricordare che, già nel 2021, la Sicilia è stata insignita del prestigioso premio quale vincitrice del concorso “Tree of the Year 2021” assegnato ad un altro albero grandioso e famosissimo: “Il Castagno dei 100 cavalli”, che si trova nel Comune di Sant’Alfio, in provincia di Catania, alle pendici dell’Etna. Il premio viene assegnato ogni anno in occasione della “Giornata nazionale dell’Albero”. Quando ero bambina a scuola ci dedicavamo alla cura degli alberi. Era una festa molto sentita dai bambini. Poi d’un tratto, come sempre avviene in Italia per le cose migliori ed educative, non si parlò più della festa degli alberi. Adesso la festa degli alberi è stata ripristinata, forse per una maggiore consapevolezza dell’uomo della necessità della presenza di verde nelle nostre città, del rimboschimento, ove si rende necessario, e del miglioramento del ciclo dell’ossigeno, il cui primo fattore è dato dalla fotosintesi delle piante. Oltre attutire l’emissione di gas velenosi di cui le città di tutto il globo sono intrise, al fine di evitare le immani distruzioni e dissesti idrogeologici, verificatisi nel nostro Paese, e altrove, negli ultimi anni. Un grande momento finalizzato a sensibilizzare una coscienza ecologica in tutti noi e per le generazioni future che si troveranno ad affrontare emergenze ambientali gravi su scala globale. IL CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Tornando al grande CASTAGNO millenario esso è costituito da 3 fusti giganteschi. Secondo molti studiosi essi condividono lo stesso apparato radicale, il che ne fa l’albero da frutto più antico e più grande del mondo. Perché è chiamato il Castagno dei 100 cavalli? Molti sicuramente già conoscono la storia, ma a me piace ricordarlo. La leggenda narra che una misteriosa Regina (che molti identificano con Giovanna d’Aragona), con 100 cavalieri al Suo seguito, furono colti, all’improvviso, da un tremendo, quanto inaspettato, temporale e trovarono riparo sotto le larghe fronde del Castagno. Traendo spunto dalla leggenda alcuni poeti ne cantarono la storia: es. Giuseppe Borrello, Giuseppe Villarosa etc. Da quel dì il Castagno, anch’esso descritto da Goethe durante il suo viaggio in Sicilia, è stato appellato come il ”Castagno dei 100 cavalli”. Il Castagno è alto circa 28 metri la sua circonferenza è di oltre 10 metri, la sua età è stata stimata in 3.000 anni circa. Il Castagno è stato anche dichiarato “Monumento Messaggero di Pace” durante un Convegno internazionale dell’UNESCO. Il magnifico rappresentante arboreo inoltre è stato ritratto in molti modi ed in particolare dai viaggiatori del ‘700. A mio parere il disegno più affascinante è quello eseguito da Jean Houel nel 1787, il quale rimase impressionato dalla sua magnificenza e dalla sua grandiosità. Houel nel suo “Voyage de la Sicile” scrisse del Castagno che “… la sua mole è tanto superiore a quella di altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo.” DISEGNO DI JEAN HOUEL-CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Nel 1965 il Castagno fu espropriato e dichiarato “Monumento Nazionale”. Fu però solo nel 1982 che il Corpo forestale dello Stato, lo inserì tra i 22.000 alberi di notevole interesse del “Patrimonio italiano dei Monumenti verdi” e tra i 150 di eccezionale valore storico. Oltre questi due giganti, egregi rappresentanti della flora mediterranea siciliana e nazionale, la Sicilia annovera nel suo scrigno numerosi altri alberi monumentali che potrebbero suscitare lo stesso interesse e fascino tra i turisti e gli stessi isolani, qualora fossero resi noti. Noi intanto siamo molto orgogliosi e fieri di avere raggiunto il traguardo di un premio internazionale per ben due anni consecutivi, per quel che rappresenta al giorno d’oggi la tutela e la conservazione delle piante e della flora e della fauna in generale, per la continuità della vita del mondo terracqueo e dell’uomo. Lieti del risultato ottenuto per ben due anni consecutivi, il che dimostra anche la grande considerazione della comunità nei confronti del suo eccezionale “Ambasciatore Verde”. Quanto sopra testimonia l’impegno, la passione e la partecipazione profusi dagli operatori dell’Orto Botanico palermitano verso l’Orto stesso, quale forte segno del ruolo identitario dell’insostituibile patrimonio, ambasciatore nel mondo di bellezza e cura del Verde pubblico, nonché quale prova tangibile dell’affetto dei cittadini nei confronti di questo grande “Museo a cielo aperto”. Tuttavia vorrei evidenziare che la peculiarità di questo “Museo” dovrebbe essere maggiormente promosso, a livello nazionale ed internazionale, e le attività che vi si svolgono, divulgate in modo da consentire una più ampia fruizione del bene in questione.
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L'orto botanico di PalermoL'incanto a cui non puoi rinunciare di Mariangela Arancio La Sicilia è un dono di Dio, ci sono posti che non ti immagini, alla fine di una strada ti imbatti in un anfiteatro fatto di pietra lavica, e se Sali sull’Etna e vedi il mare, beh, allora capisci perché chi conosce la Sicilia ne sia innamorato. Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso. Luigi Pirandello. DISEGNO DI JEAN HOUEL-CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Sicilia: Isola della eterna stagione estiva, della cultura, dell’archeologia, dell’ottima tavola… ma non solo. Fare un tour in Sicilia vuol dire tuffarsi in un immenso complesso di elementi artistici e naturali, spesso, incontaminati. Un territorio che si sviluppa in mille forme idrogeologiche diverse: territori costituiti da promontori, da elementi collinari, altri montuosi. In altri luoghi l’occhio si disperde in meravigliose e rigogliose pianure che sfociano in un mare limpido ed invitante. Le sue spiagge costituite ora da finissima sabbia dorata, ora da scogliere scomposte, creano la bellezza di un mare che nulla ha da invidiare a paesaggi tropicali. Con grande ammirazione abbiamo appreso che, tra gli innumerevoli beni esistenti in Sicilia, anche il Patrimonio arboreo è così speciale da avere dato luogo alla partecipazione dell’Orto Botanico di Palermo ad un concorso internazionale, dedicato proprio alla flora. Con grande soddisfazione, mista ad orgoglio, abbiamo letto che la Sicilia ha vinto il primo premio, rappresentato dal monumentale Ficus Macrophylla-Columnaris o Ficus-Magnolioide dell’Orto Botanico di Palermo. PAPIRO EGIZIANO ORTO BOTANICO-PALERMO L’origine dell’Orto Botanico a Palermo risale al 1779, anno in cui l’Accademia dei Regi Studi istituì una cattedra di Botanica e Materia Medica e, contestualmente, assegnò un piccolo appezzamento di terreno in cui inserire un piccolo Orto botanico, per coltivare piante medicinali utili sia alla didattica che alla salute pubblica. Presto questo piccolo terreno si rilevò insufficiente alla bisogna e, nel 1786, fu trasferito nella attuale sede del Piano di Sant’Erasmo, all’epoca tristemente famoso perché sede dei roghi della Santa Inquisizione. Già nel 1787 Goethe, trovandosi a Palermo, durante il Suo viaggio in Sicilia, visitò l’Orto Botanico e ne fece una descrizione incantata: “Nel giardino pubblico, vicino alla marina, ho passato ore di quiete soavissima. E’ il luogo più stupendo del mondo. Nonostante la regolarità del suo disegno, ha un che di fatato: risale a pochi anni orsono, ma ci trasporta in tempi remoti”. Il nuovo Orto fu inaugurato nel 1795. A poca distanza crescono anche varie specie di bambù e financo un “Albero del Drago (Dracena draco)”. Nel 1823 fu completata la Serra “Maria Carolina” o “Giardino d’Inverno” e, successivamente, vi fu piantato il grande “Ficus-Magnolioide” che costituisce ancora oggi il simbolo dell’Orto Botanico, importato nel 1845 dall’Australia, più precisamente dalle isole Norfolk. Quanto da me espresso a dimostrazione che Palermo e la Sicilia non sono solo monumenti, templi greci, palazzi meravigliosi, mare e sole, ma anche una fucina di studi geologici, naturalistici, architettonici e luogo di grandi patrimoni di biodiversità ove trascorrere “ore di quiete soavissima” in un luogo “fatato” come scrisse Goethe nel suo “Viaggio in Sicilia”. Man mano l’Orto Botanico subì processi di ampliamento, fino a raggiungere la superficie di circa 10 ettari. Dal 1985 l’Orto Botanico è stato affidato al Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo. Nel 1993, nel corso dell’avvio di un progetto finalizzato alla salvaguardia del patrimonio genetico della flora Mediterranea, vi fu istituita la banca del “germoplasma”, un patrimonio che costituisce bene collettivo, della comunità e dei luoghi. L’Orto Botanico attualmente conta oltre 12.000 esemplari differenti. Esso deve la sua fortuna al fatto che si sviluppò in un’epoca di grandi esplorazioni, così nei primi decenni del novecento si trovò ad essere riferimento e punto di incontro di grandi studiosi di botanica e riferimento per i grandi Orti Botanici d’Europa. Si creò, ad esempio, un legame proficuo con l’Orto Botanico di Berlino. Fu in quel periodo, dato il clima favorevole, che furono introdotte nell’Orto Botanico palermitano alcune specie di piante esotiche: asiatiche, africane ed australiane. All’Orto Botanico si devono, infatti, l’introduzione nel Mediterraneo del Mandarino (Citrus deliciosa) e del Nespolo Giapponese (Eriobotrya japonica). Inoltre l’Orto Botanico palermitano è corredato da fontane, vasche fra cui il magnifico Aquarium, nella quale vivono rigogliose piante acquatiche. In essa vivono anche specie particolari di Ninfee, tra le quali: la Ninfea Alba, la Ninfea Tuberosa dalla fioritura multicolore. Nel vicino laghetto cresce rigoglioso il Papiro egiziano ed altre ciperacee. PAPIRO EGIZIANO ORTO BOTANICO-PALERMO Tutto il progetto dell’Orto Botanico palermitano i deve all’Architetto francese Leon Dufourng. Ma quel che ci interessa adesso è volere raccontare del “Rappresentante Principe” dell’Orto Botanico che è il grande “Ficus Magnolioide”. Senza volere annoiare il lettore, ripeto che il suddetto grande Ficus è stato scelto come “l’Albero italiano dell’anno 2022”. Infatti con 41.736 voti ha vinto il concorso promosso dal “Giant Trees Foundation” e rappresenterà il nostro Paese nel 2023 al “Contest Europeo”, come albero più affascinante e ricco di storia del patrimonio Nazionale. Il notevole Ficus è dotato di un corpo centrale e di numerose radici aeree, che gli conferiscono la caratteristica conformazione a raggiera. Ha 44 fusti, molti hanno addirittura una circonferenza che va oltre i tre metri e 60 cm. Ha una altezza di 25 metri, la sua età si aggira intorno ai 173 anni e ricopre una superficie totale di circa 2.900 mq. Sia per la forma che per le dimensioni può essere senz’altro annoverato come l’albero dalla chioma più grande d’Europa. Una curiosità del Grande Ficus palermitano è che ha circa “300 figli”, sparsi nel mondo. Molti dei suoi “figli” sono nelle riviere italiane, in particolare nella Riviera Ligure, e in molte ville nobiliari siciliane. Tra le numerosissime specie arboree, il grandioso Orto Botanico palermitano, raggiunge un nuovo record ufficiale, infatti in esso cresce l’albero più alto della Sicilia. Si tratta di un esemplare di “Araucaria Columnaris” che colloca la nostra pianta al secondo posto in Europa dopo quella del Portogallo. ARAUCARIA COLUMNARIS ORTO BOTANICO-PALERMO Non appare superfluo ricordare che, già nel 2021, la Sicilia è stata insignita del prestigioso premio quale vincitrice del concorso “Tree of the Year 2021” assegnato ad un altro albero grandioso e famosissimo: “Il Castagno dei 100 cavalli”, che si trova nel Comune di Sant’Alfio, in provincia di Catania, alle pendici dell’Etna. Il premio viene assegnato ogni anno in occasione della “Giornata nazionale dell’Albero”. Quando ero bambina a scuola ci dedicavamo alla cura degli alberi. Era una festa molto sentita dai bambini. Poi d’un tratto, come sempre avviene in Italia per le cose migliori ed educative, non si parlò più della festa degli alberi. Adesso la festa degli alberi è stata ripristinata, forse per una maggiore consapevolezza dell’uomo della necessità della presenza di verde nelle nostre città, del rimboschimento, ove si rende necessario, e del miglioramento del ciclo dell’ossigeno, il cui primo fattore è dato dalla fotosintesi delle piante. Oltre attutire l’emissione di gas velenosi di cui le città di tutto il globo sono intrise, al fine di evitare le immani distruzioni e dissesti idrogeologici, verificatisi nel nostro Paese, e altrove, negli ultimi anni. Un grande momento finalizzato a sensibilizzare una coscienza ecologica in tutti noi e per le generazioni future che si troveranno ad affrontare emergenze ambientali gravi su scala globale. IL CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Tornando al grande CASTAGNO millenario esso è costituito da 3 fusti giganteschi. Secondo molti studiosi essi condividono lo stesso apparato radicale, il che ne fa l’albero da frutto più antico e più grande del mondo. Perché è chiamato il Castagno dei 100 cavalli? Molti sicuramente già conoscono la storia, ma a me piace ricordarlo. La leggenda narra che una misteriosa Regina (che molti identificano con Giovanna d’Aragona), con 100 cavalieri al Suo seguito, furono colti, all’improvviso, da un tremendo, quanto inaspettato, temporale e trovarono riparo sotto le larghe fronde del Castagno. Traendo spunto dalla leggenda alcuni poeti ne cantarono la storia: es. Giuseppe Borrello, Giuseppe Villarosa etc. Da quel dì il Castagno, anch’esso descritto da Goethe durante il suo viaggio in Sicilia, è stato appellato come il ”Castagno dei 100 cavalli”. Il Castagno è alto circa 28 metri la sua circonferenza è di oltre 10 metri, la sua età è stata stimata in 3.000 anni circa. Il Castagno è stato anche dichiarato “Monumento Messaggero di Pace” durante un Convegno internazionale dell’UNESCO. Il magnifico rappresentante arboreo inoltre è stato ritratto in molti modi ed in particolare dai viaggiatori del ‘700. A mio parere il disegno più affascinante è quello eseguito da Jean Houel nel 1787, il quale rimase impressionato dalla sua magnificenza e dalla sua grandiosità. Houel nel suo “Voyage de la Sicile” scrisse del Castagno che “… la sua mole è tanto superiore a quella di altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo.” DISEGNO DI JEAN HOUEL-CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Nel 1965 il Castagno fu espropriato e dichiarato “Monumento Nazionale”. Fu però solo nel 1982 che il Corpo forestale dello Stato, lo inserì tra i 22.000 alberi di notevole interesse del “Patrimonio italiano dei Monumenti verdi” e tra i 150 di eccezionale valore storico. Oltre questi due giganti, egregi rappresentanti della flora mediterranea siciliana e nazionale, la Sicilia annovera nel suo scrigno numerosi altri alberi monumentali che potrebbero suscitare lo stesso interesse e fascino tra i turisti e gli stessi isolani, qualora fossero resi noti. Noi intanto siamo molto orgogliosi e fieri di avere raggiunto il traguardo di un premio internazionale per ben due anni consecutivi, per quel che rappresenta al giorno d’oggi la tutela e la conservazione delle piante e della flora e della fauna in generale, per la continuità della vita del mondo terracqueo e dell’uomo. Lieti del risultato ottenuto per ben due anni consecutivi, il che dimostra anche la grande considerazione della comunità nei confronti del suo eccezionale “Ambasciatore Verde”. Quanto sopra testimonia l’impegno, la passione e la partecipazione profusi dagli operatori dell’Orto Botanico palermitano verso l’Orto stesso, quale forte segno del ruolo identitario dell’insostituibile patrimonio, ambasciatore nel mondo di bellezza e cura del Verde pubblico, nonché quale prova tangibile dell’affetto dei cittadini nei confronti di questo grande “Museo a cielo aperto”. Tuttavia vorrei evidenziare che la peculiarità di questo “Museo” dovrebbe essere maggiormente promosso, a livello nazionale ed internazionale, e le attività che vi si svolgono, divulgate in modo da consentire una più ampia fruizione del bene in questione.
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L'orto botanico di PalermoL'incanto a cui non puoi rinunciare di Mariangela Arancio La Sicilia è un dono di Dio, ci sono posti che non ti immagini, alla fine di una strada ti imbatti in un anfiteatro fatto di pietra lavica, e se Sali sull’Etna e vedi il mare, beh, allora capisci perché chi conosce la Sicilia ne sia innamorato. Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso. Luigi Pirandello. DISEGNO DI JEAN HOUEL-CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Sicilia: Isola della eterna stagione estiva, della cultura, dell’archeologia, dell’ottima tavola… ma non solo. Fare un tour in Sicilia vuol dire tuffarsi in un immenso complesso di elementi artistici e naturali, spesso, incontaminati. Un territorio che si sviluppa in mille forme idrogeologiche diverse: territori costituiti da promontori, da elementi collinari, altri montuosi. In altri luoghi l’occhio si disperde in meravigliose e rigogliose pianure che sfociano in un mare limpido ed invitante. Le sue spiagge costituite ora da finissima sabbia dorata, ora da scogliere scomposte, creano la bellezza di un mare che nulla ha da invidiare a paesaggi tropicali. Con grande ammirazione abbiamo appreso che, tra gli innumerevoli beni esistenti in Sicilia, anche il Patrimonio arboreo è così speciale da avere dato luogo alla partecipazione dell’Orto Botanico di Palermo ad un concorso internazionale, dedicato proprio alla flora. Con grande soddisfazione, mista ad orgoglio, abbiamo letto che la Sicilia ha vinto il primo premio, rappresentato dal monumentale Ficus Macrophylla-Columnaris o Ficus-Magnolioide dell’Orto Botanico di Palermo. PAPIRO EGIZIANO ORTO BOTANICO-PALERMO L’origine dell’Orto Botanico a Palermo risale al 1779, anno in cui l’Accademia dei Regi Studi istituì una cattedra di Botanica e Materia Medica e, contestualmente, assegnò un piccolo appezzamento di terreno in cui inserire un piccolo Orto botanico, per coltivare piante medicinali utili sia alla didattica che alla salute pubblica. Presto questo piccolo terreno si rilevò insufficiente alla bisogna e, nel 1786, fu trasferito nella attuale sede del Piano di Sant’Erasmo, all’epoca tristemente famoso perché sede dei roghi della Santa Inquisizione. Già nel 1787 Goethe, trovandosi a Palermo, durante il Suo viaggio in Sicilia, visitò l’Orto Botanico e ne fece una descrizione incantata: “Nel giardino pubblico, vicino alla marina, ho passato ore di quiete soavissima. E’ il luogo più stupendo del mondo. Nonostante la regolarità del suo disegno, ha un che di fatato: risale a pochi anni orsono, ma ci trasporta in tempi remoti”. Il nuovo Orto fu inaugurato nel 1795. A poca distanza crescono anche varie specie di bambù e financo un “Albero del Drago (Dracena draco)”. Nel 1823 fu completata la Serra “Maria Carolina” o “Giardino d’Inverno” e, successivamente, vi fu piantato il grande “Ficus-Magnolioide” che costituisce ancora oggi il simbolo dell’Orto Botanico, importato nel 1845 dall’Australia, più precisamente dalle isole Norfolk. Quanto da me espresso a dimostrazione che Palermo e la Sicilia non sono solo monumenti, templi greci, palazzi meravigliosi, mare e sole, ma anche una fucina di studi geologici, naturalistici, architettonici e luogo di grandi patrimoni di biodiversità ove trascorrere “ore di quiete soavissima” in un luogo “fatato” come scrisse Goethe nel suo “Viaggio in Sicilia”. Man mano l’Orto Botanico subì processi di ampliamento, fino a raggiungere la superficie di circa 10 ettari. Dal 1985 l’Orto Botanico è stato affidato al Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo. Nel 1993, nel corso dell’avvio di un progetto finalizzato alla salvaguardia del patrimonio genetico della flora Mediterranea, vi fu istituita la banca del “germoplasma”, un patrimonio che costituisce bene collettivo, della comunità e dei luoghi. L’Orto Botanico attualmente conta oltre 12.000 esemplari differenti. Esso deve la sua fortuna al fatto che si sviluppò in un’epoca di grandi esplorazioni, così nei primi decenni del novecento si trovò ad essere riferimento e punto di incontro di grandi studiosi di botanica e riferimento per i grandi Orti Botanici d’Europa. Si creò, ad esempio, un legame proficuo con l’Orto Botanico di Berlino. Fu in quel periodo, dato il clima favorevole, che furono introdotte nell’Orto Botanico palermitano alcune specie di piante esotiche: asiatiche, africane ed australiane. All’Orto Botanico si devono, infatti, l’introduzione nel Mediterraneo del Mandarino (Citrus deliciosa) e del Nespolo Giapponese (Eriobotrya japonica). Inoltre l’Orto Botanico palermitano è corredato da fontane, vasche fra cui il magnifico Aquarium, nella quale vivono rigogliose piante acquatiche. In essa vivono anche specie particolari di Ninfee, tra le quali: la Ninfea Alba, la Ninfea Tuberosa dalla fioritura multicolore. Nel vicino laghetto cresce rigoglioso il Papiro egiziano ed altre ciperacee. PAPIRO EGIZIANO ORTO BOTANICO-PALERMO Tutto il progetto dell’Orto Botanico palermitano i deve all’Architetto francese Leon Dufourng. Ma quel che ci interessa adesso è volere raccontare del “Rappresentante Principe” dell’Orto Botanico che è il grande “Ficus Magnolioide”. Senza volere annoiare il lettore, ripeto che il suddetto grande Ficus è stato scelto come “l’Albero italiano dell’anno 2022”. Infatti con 41.736 voti ha vinto il concorso promosso dal “Giant Trees Foundation” e rappresenterà il nostro Paese nel 2023 al “Contest Europeo”, come albero più affascinante e ricco di storia del patrimonio Nazionale. Il notevole Ficus è dotato di un corpo centrale e di numerose radici aeree, che gli conferiscono la caratteristica conformazione a raggiera. Ha 44 fusti, molti hanno addirittura una circonferenza che va oltre i tre metri e 60 cm. Ha una altezza di 25 metri, la sua età si aggira intorno ai 173 anni e ricopre una superficie totale di circa 2.900 mq. Sia per la forma che per le dimensioni può essere senz’altro annoverato come l’albero dalla chioma più grande d’Europa. Una curiosità del Grande Ficus palermitano è che ha circa “300 figli”, sparsi nel mondo. Molti dei suoi “figli” sono nelle riviere italiane, in particolare nella Riviera Ligure, e in molte ville nobiliari siciliane. Tra le numerosissime specie arboree, il grandioso Orto Botanico palermitano, raggiunge un nuovo record ufficiale, infatti in esso cresce l’albero più alto della Sicilia. Si tratta di un esemplare di “Araucaria Columnaris” che colloca la nostra pianta al secondo posto in Europa dopo quella del Portogallo. ARAUCARIA COLUMNARIS ORTO BOTANICO-PALERMO Non appare superfluo ricordare che, già nel 2021, la Sicilia è stata insignita del prestigioso premio quale vincitrice del concorso “Tree of the Year 2021” assegnato ad un altro albero grandioso e famosissimo: “Il Castagno dei 100 cavalli”, che si trova nel Comune di Sant’Alfio, in provincia di Catania, alle pendici dell’Etna. Il premio viene assegnato ogni anno in occasione della “Giornata nazionale dell’Albero”. Quando ero bambina a scuola ci dedicavamo alla cura degli alberi. Era una festa molto sentita dai bambini. Poi d’un tratto, come sempre avviene in Italia per le cose migliori ed educative, non si parlò più della festa degli alberi. Adesso la festa degli alberi è stata ripristinata, forse per una maggiore consapevolezza dell’uomo della necessità della presenza di verde nelle nostre città, del rimboschimento, ove si rende necessario, e del miglioramento del ciclo dell’ossigeno, il cui primo fattore è dato dalla fotosintesi delle piante. Oltre attutire l’emissione di gas velenosi di cui le città di tutto il globo sono intrise, al fine di evitare le immani distruzioni e dissesti idrogeologici, verificatisi nel nostro Paese, e altrove, negli ultimi anni. Un grande momento finalizzato a sensibilizzare una coscienza ecologica in tutti noi e per le generazioni future che si troveranno ad affrontare emergenze ambientali gravi su scala globale. IL CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Tornando al grande CASTAGNO millenario esso è costituito da 3 fusti giganteschi. Secondo molti studiosi essi condividono lo stesso apparato radicale, il che ne fa l’albero da frutto più antico e più grande del mondo. Perché è chiamato il Castagno dei 100 cavalli? Molti sicuramente già conoscono la storia, ma a me piace ricordarlo. La leggenda narra che una misteriosa Regina (che molti identificano con Giovanna d’Aragona), con 100 cavalieri al Suo seguito, furono colti, all’improvviso, da un tremendo, quanto inaspettato, temporale e trovarono riparo sotto le larghe fronde del Castagno. Traendo spunto dalla leggenda alcuni poeti ne cantarono la storia: es. Giuseppe Borrello, Giuseppe Villarosa etc. Da quel dì il Castagno, anch’esso descritto da Goethe durante il suo viaggio in Sicilia, è stato appellato come il ”Castagno dei 100 cavalli”. Il Castagno è alto circa 28 metri la sua circonferenza è di oltre 10 metri, la sua età è stata stimata in 3.000 anni circa. Il Castagno è stato anche dichiarato “Monumento Messaggero di Pace” durante un Convegno internazionale dell’UNESCO. Il magnifico rappresentante arboreo inoltre è stato ritratto in molti modi ed in particolare dai viaggiatori del ‘700. A mio parere il disegno più affascinante è quello eseguito da Jean Houel nel 1787, il quale rimase impressionato dalla sua magnificenza e dalla sua grandiosità. Houel nel suo “Voyage de la Sicile” scrisse del Castagno che “… la sua mole è tanto superiore a quella di altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo.” DISEGNO DI JEAN HOUEL-CASTAGNO DEI 100 CAVALLI Nel 1965 il Castagno fu espropriato e dichiarato “Monumento Nazionale”. Fu però solo nel 1982 che il Corpo forestale dello Stato, lo inserì tra i 22.000 alberi di notevole interesse del “Patrimonio italiano dei Monumenti verdi” e tra i 150 di eccezionale valore storico. Oltre questi due giganti, egregi rappresentanti della flora mediterranea siciliana e nazionale, la Sicilia annovera nel suo scrigno numerosi altri alberi monumentali che potrebbero suscitare lo stesso interesse e fascino tra i turisti e gli stessi isolani, qualora fossero resi noti. Noi intanto siamo molto orgogliosi e fieri di avere raggiunto il traguardo di un premio internazionale per ben due anni consecutivi, per quel che rappresenta al giorno d’oggi la tutela e la conservazione delle piante e della flora e della fauna in generale, per la continuità della vita del mondo terracqueo e dell’uomo. Lieti del risultato ottenuto per ben due anni consecutivi, il che dimostra anche la grande considerazione della comunità nei confronti del suo eccezionale “Ambasciatore Verde”. Quanto sopra testimonia l’impegno, la passione e la partecipazione profusi dagli operatori dell’Orto Botanico palermitano verso l’Orto stesso, quale forte segno del ruolo identitario dell’insostituibile patrimonio, ambasciatore nel mondo di bellezza e cura del Verde pubblico, nonché quale prova tangibile dell’affetto dei cittadini nei confronti di questo grande “Museo a cielo aperto”. Tuttavia vorrei evidenziare che la peculiarità di questo “Museo” dovrebbe essere maggiormente promosso, a livello nazionale ed internazionale, e le attività che vi si svolgono, divulgate in modo da consentire una più ampia fruizione del bene in questione.
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